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L’attività di controllo del corretto adempimento degli obblighi fiscali dei contribuenti rientra tra i compiti istituzionali dell’Agenzia delle Entrate ed è finalizzata a contrastare i fenomeni di evasione e di elusione e a favorire l’adempimento spontaneo del contribuente (tax compliance).
Per verificare il regolare adempimento degli obblighi tributari l’Agenzia delle Entrate adotta diversi sistemi di accertamento: controlli automatizzati formali delle dichiarazioni, inviti al contraddittorio, attività istruttorie esterne (per esempio controlli mirati e verifiche fiscali), tutoraggio nei confronti delle imprese di più rilevante dimensione, indagini finanziarie.
Utilizzando questi metodi spesso si giunge alla rettifica della posizione reddituale del contribuente che viene formalizzata attraverso l’avviso di accertamento: si tratta di un atto con il quale l’Agenzia delle entrate chiude il controllo e rappresenta il risultato dell’attività istruttoria e dei singoli metodi accertativi utilizzati (tra cui l’accertamento sintetico del reddito complessivo per le persone fisiche e l’accertamento contabile o induttivo per gli imprenditori).
L’attività di accertamento può scaturire dall’acquisizione di elementi adeguati presso il contribuente (verifiche, ispezioni, accessi, richieste di documenti, questionari) oppure da elementi già in possesso dell’Agenzia delle Entrate (dichiarazioni, atti registrati, comunicazioni varie).
Le conclusioni delle attività istruttorie sono sempre portate a conoscenza del contribuente attraverso atti che devono contenere la motivazione della pretesa, le maggiori imposte dovute, le sanzioni.
In questi stessi atti vengono rese note le modalità per sanare le anomalie riscontrate e, nel caso in cui il contribuente abbia fondate ragioni per ritenere errata la pretesa dell’amministrazione, per chiedere un intervento dell’ufficio volto ad annullare l’atto in autotutela; deve inoltre indicare le modalità e i tempi per agire davanti al giudice tributario con il patrocinio di un Avvocato Trbutarista.
A seconda della natura dell’accertamento effettuato (controllo sulle dichiarazioni, verifica fiscale), il contribuente può esser raggiunto da una comunicazione di irregolarità, un invito al contradditorio, un processo verbale di constatazione o un avviso di accertamento.
Le comunicazioni di irregolarità sono inviate a seguito delle attività di controllo sulle dichiarazioni fiscali, sulla base dei dati trasmessi dal contribuente o comunque in possesso della Agenzia delle entrate (cosiddetto controllo automatizzato o «liquidazione»).
Le comunicazioni possono scaturire anche da controlli diretti a verificare la correttezza dei dati delle dichiarazioni e dei versamenti delle imposte, dei contributi e dei premi dovuti mediante un confronto con la documentazione richiesta al contribuente oppure sovrapponendo i dati contenuti nelle dichiarazioni presentate da altri soggetti o trasmessi per legge all’Agenzia (il cosiddetto «controllo formale»).
Il debitore che riconosce la legittimità della contestazione può regolarizzare la propria posizione versando, entro trenta giorni dal ricevimento della comunicazione, una sanzione ridotta (del 10% per le comunicazioni da controllo automatizzato e del 20% per quelle da controllo formale), oltre che dell’imposta oggetto della rettifica e dei relativi interessi.
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